Il Bispensiero geovista
Di fronte agli
estranei i Testimoni di Geova sono addestrati a esprimersi in termini
che sembrano tecnicamente accurati, ma di fatto sono fuorvianti.
Che sarà mai il bispensiero? E perché associare questo termine ai Testimoni di Geova?
George Orwell adoperò la
parola “bispensiero” nel suo romanzo intitolato
“1984”, dal quale traiamo la definizione di questo
neologismo: “Bispensiero
sta a significare la capacità di condividere simultaneamente due
opinioni palesemente contraddittorie e di accettarle entrambe. …
mediante l’esercizio del bispensiero
[una persona] riesce nel contempo a persuadere se stesso che la
realtà non è violata. … Spacciare deliberate
menzogne e credervi con purità di cuore” [1].
Per comprendere le ragioni
dell’associazione del bispensiero al geovismo, ci avvaliamo di un
esempio concreto.
Non pochi osservatori hanno
fatto rilevare come il movimento dei Testimoni di Geova evidenzi
diverse deviazioni settarie, tra le quali risaltano
l’esclusivismo e il manicheismo. Infatti è risaputo che
tale gruppo religioso si sente investito della missione di dar lezione
a tutte le altre religioni e ritiene di avere sempre ragione
perché il Direttivo mondiale viene indicato come l’unico
canale approvato da Dio per dispensare “la verità”
al mondo intero. Un siffatto sentimento di chiusura, dal quale
scaturisce un sistema di relazioni incentrato unicamente sullo sviluppo
del gruppo, che ritiene di bastare a se stesso, trova conferma
nell’assunto dottrinale secondo il quale solo
i Testimoni di Geova scamperanno alla sempre “imminente”
catastrofe mondiale di Armaghedon. Tale convincimento è stato
ripetutamente esplicitato nella letteratura del Movimento, come risulta
evidente dalle seguenti citazioni.
“Il messaggio è chiaro: Se vogliamo sopravvivere ad
Armaghedon, dobbiamo rimanere spiritualmente desti e indossare le vesti
simboliche che ci identificano come fedeli testimoni di Geova
Dio.” [2]
“Solo i testimoni di
Geova, i membri dell’unto rimanente e la ‘grande
folla’ come organizzazione unita sotto la protezione del supremo
Organizzatore, hanno la speranza scritturale di sopravvivere
all’imminente fine di questo sistema condannato dominato da
Satana il Diavolo.” [3]
“Tutti quelli che sperano che il Giudice costituito da Geova li
consideri ‘pecore’ da risparmiare alla ‘grande
tribolazione’ devono dimostrarsi ‘giusti’, aiutando e
sostenendo attivamente gli unti ‘fratelli’ di Cristo, che
formano la classe dello ‘schiavo fedele e discreto’ (Matteo
25:33, 40, 46; 24:45-47) Gli unici
ai quali la Bibbia offre la speranza di sopravvivere alla ‘grande
tribolazione’ sono i ‘fratelli’ di Cristo,
cioè gli ‘eletti’, e la ‘grande folla’
di ‘pecore’.” [4].
In sostanza, l’ideologia geovista così descrive le
condizioni del genere umano nell’imminenza dell’Armaghedon
biblico:
“Quindi le circostanze relative alla fine del nostro ordine
mondiale ad Armaghedon saranno simili a quelle esistite al tempo del
Diluvio dell’antichità. E cioè: (1) Il pianeta
Terra e la vita animale sopravvivranno; (2) la maggioranza delle
persone non si accorgono del significato dei nostri tempi perché
sono assorte nelle normali attività della vita; (3) la maggior parte dell’umanità non si avvede del divino avvertimento relativo ad Armaghedon; (4) quindi la maggior parte dell’umanità sarà distrutta ad Armaghedon; e (5) solo una piccola parte
dell’umanità troverà favore presso Dio e
sopravvivrà alla ‘guerra del gran giorno dell’Iddio
Onnipotente’.” [5]
“Dopo quei drammatici
avvenimenti, inizierà per la terra e per i suoi abitanti un
tempo di buone notizie senza precedenti. Fra quegli abitanti ci saranno
i milioni di sopravvissuti
alla guerra finale di Armaghedon e i miliardi di persone che verranno
risuscitate dal sonno della morte.” [6]
Per rendere ancora più chiara l’indispensabilità
del ruolo del Movimento nella determinazione della sorte finale
dell’umanità, il geovismo precisa:
“Durante la grande tribolazione sarà altrettanto essenziale seguire la guida dello spirito santo e ubbidire alle istruzioni che Geova impartirà tramite la sua organizzazione.” [7]
Dinanzi a siffatta prospettazione, come non condividere le ragioni di
chi rileva nell’ideologia geovista un’intransigente
intolleranza e un bieco pregiudizio contro le altre fedi?
Consapevole della fondatezza di tali accuse, il Direttivo geovista ha
tentato di porvi rimedio facendo ricorso al bispensiero orwelliano.
Infatti, fin dal 1978 sono stati pubblicati diversi opuscoli
indirizzati agli estranei al Movimento a scopo propagandistico [8], nei
quali si prendono in esame le domande più frequenti rivolte ai
Testimoni di Geova da estranei e si propongono le relative risposte.
Orbene, una delle domande prese in esame è: I Testimoni di Geova pensano forse che saranno i soli a salvarsi?
Tutti i Testimoni di Geova della Terra sono esortati a rispondere a questa domanda nel modo seguente:
a)No.
b)Molti milioni di persone che sono vissute nei secoli passati e non
sono state testimoni di Geova verranno risuscitate e avranno
l’opportunità di ottenere la vita.
c)Molte persone ora in vita possono ancora schierarsi dalla parte della
verità e della giustizia prima della “grande
tribolazione” e ottenere la salvezza.
d)Inoltre, Gesù disse che non dovremmo giudicarci gli uni gli
altri. Noi guardiamo l’aspetto esteriore, Dio guarda il cuore.
Egli vede accuratamente e giudica con misericordia, e ha affidato il
giudizio nelle mani di Gesù, non nelle nostre. — Matteo
7:1-5; 24:21 [9]
In base al chiaro insegnamento geovista, di cui abbiamo riferito sopra in estrema sintesi, la risposta alla domanda: I Testimoni di Geova pensano forse che saranno i soli a salvarsi?
Dovrebbe essere un esplicito: Sì! Se il Testimone rispondesse
affermativamente, ciò sarebbe esatto da un punto di vista religioso.
Ma una risposta del genere sarebbe “controproducente”;
immaginate quale impatto emotivo avrebbe sull’ignaro
interlocutore la conoscenza della precisa risposta alla domanda circa
l’identità dei sopravvissuti ad Armaghedon! Sfuggirebbero
i Testimoni di Geova all’accusa di intolleranza e di esclusivismo
settario? Ecco perché la risposta suggerita esordisce con un
equivoco: “No” (lett. a).
Col
paragrafo b) l’interlocutore viene fuorviato perché,
invece di rispondere alla questione della salvezza, il commento
geovista sposta l’attenzione sul tema della risurrezione dei
morti prevista dopo la conclusione dell’Armaghedon e la connessa
distruzione della “maggior parte
dell’umanità”; si ricordi che la domanda non verte
sul tema della risurrezione, ma sull’identità di quanti
sopravvivranno alla distruzione dell’attuale società umana
ed entreranno, da vivi, nel “nuovo sistema di cose”
paradisiaco promesso dal geovismo!
Le
affermazioni riportate al punto c) sono anch’esse fuorvianti
perché distolgono l’attenzione dall’identità
di chi sarà salvato, spostandola su coloro che “ora”
possono schierarsi dalla parte della “verità”
(quella geovista, ovviamente).
Le
osservazioni al punto d) sono irrilevanti ai fini della domanda e
tendono a offrire un’immagine di apertura mentale dei Testimoni
di Geova, all’apparenza pienamente rispettosi del giudizio divino.
Perché evitare di dare una risposta diretta e chiara a una
domanda così precisa, presentando argomentazioni non attinenti,
fuorvianti, elusive? Perché dribblare con gli estranei su un
punto fermo dell’ideologia geovista? In questo caso non è
in discussione il modo in cui si porgono certe dichiarazioni di fede, bensì il fatto che si dissimula il vero contenuto
dell’assunto ideologico. Si omette di esplicitare quello che i
Testimoni di Geova leggono con asfissiante ripetitività nella
loro letteratura:
“Il messaggio che portiamo può significare vita o morte
per coloro che ascoltano. Le persone saranno giudicate in base a come
reagiranno alla buona notizia (in altre parole, all’ideologia
geovista)”. [10]
“Fra la moltitudine di persone che rischiano di essere annientate
se non accettano la buona notizia ci sono i parenti increduli, i vicini
di casa, i colleghi di lavoro, i compagni di scuola e i
conoscenti” [11]!
Ecco, quindi, ancora una volta all’opera la strategia della
“guerra teocratica” in base alla quale, per i Testimoni di
Geova, il comando evangelico di dire la verità al prossimo
“non significa che dovremmo dire a chiunque ci interroghi tutto
quello che vuole sapere. Dobbiamo dire la verità a chi ha
diritto di sapere, ma se non ne ha diritto possiamo essere
evasivi” [12]!
________________________________________
[1] George Orwell, 1984, Milano 1984, pp. 237 e segg.
[2] La Torre di Guardia del 1/12/1999, p. 18.
[3] La Torre di Guardia
del 1/9/1989, p. 19; si ricorda che il geovismo suddivide i “veri
cristiani” in due categorie: gli “unti”
(numericamente limitati a 144.000 soggetti) destinati a una vita
ultraterrena al cospetto di Dio, e la “grande folla di altre
pecore” con la prospettiva di una vita eterna su una Terra
paradisiaca.
[4] La Torre di Guardia del 1/10/1982, pp. 30-31.
[5] Citazione dall’opuscolo intitolato Da Kurukshetra ad Armaghedon, e la vostra sopravvivenza, Roma 1984 pp. 17-18.
[6] La Torre di Guardia
del 15/4/1996, p. 7. Non è il caso di farsi fuorviare dal
riferimento ai “milioni” di scampati all’Armaghedon,
per il fatto che nel 1984 i Testimoni di Geova attivi nel mondo erano
2.652.323; quindi “i milioni di sopravvissuti” altri non
sono che i soli Testimoni di Geova.
[7] La Torre di Guardia del 15/9/1991, p. 17.
[8] I Testimoni di Geova nel ventesimo secolo, Roma 1978, 1979, 1992; I Testimoni di Geova: Chi sono? In che cosa credono?, Roma 2000.
[9] Ivi, p. 28; la suddivisione della risposta in paragrafi
è aggiunta per esigenze di chiarezza nel commento che segue.
[10] Citazione dal mensile Il Ministero del Regno del febbraio 2002, p. 8 (si tratta di un periodico a diffusione interna, distribuito ai propagandisti geovisti).
[11] Citazione dal mensile Il Ministero del Regno del settembre 2000, p. 1.
[12] La Torre di Guardia del 15/12/1960, pp. 762 e segg.
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