Fin
dal 1961 i Testimoni di Geova di lingua inglese usano una loro completa
traduzione della Bibbia nota col nome di “Traduzione
del Nuovo Mondo delle
Sacre Scritture” (d’ora in poi abbreviata
in TNM); mentre la prima versione
italiana della TNM è datata 1967. Perché i
vertici del geovismo ritennero
necessario realizzare una propria traduzione biblica? Ecco come
risponde a
questa domanda La
Torre
di Guardia del 15 novembre 2001 (pag. 7): «Per capire e
proclamare il messaggio
delle Sacre Scritture, nel corso degli anni i testimoni di Geova hanno
usato
molte traduzioni della Bibbia. Anche se queste versioni hanno i loro
pregi,
sovente risentono dell’influenza delle tradizioni religiose e
delle credenze
della cristianità. (Matteo 15:6) Perciò i
testimoni di Geova si resero conto
che c’era bisogno di una traduzione della Bibbia che
presentasse fedelmente il
contenuto degli scritti ispirati originali». Altrove la
letteratura geovista
argomenta ulteriormente sulle ragioni per le quali i Testimoni di Geova
hanno
ritenuto indispensabile dotarsi di una loro
versione della Bibbia: «La
questione del corretto intendimento della Bibbia …
è uno dei motivi principali
per cui è stata fatta la Traduzione
del Nuovo Mondo. Le convinzioni religiose di qualsiasi
traduttore
influiscono inevitabilmente sulla sua traduzione. Non può
essere altrimenti
quando una parola o un versetto si può rendere in
più modi» (cit da La Torre
di Guardia del 15
giugno 1982, pag. 24).
Che
dire, allora, delle molte versioni della Bibbia che sono state prodotte
finora?
Qual è il giudizio del Corpo Direttivo su di esse? Lo
leggiamo nel manuale
geovista intitolato “Tutta la Scrittura è
ispirata da Dio e utile”
(Brooklyn 1971, pagg. 319, 322): «Tutte queste traduzioni,
fino alla più
recente, hanno i loro difetti. Ci sono incoerenze o versioni di brani
non
soddisfacenti, contaminate da tradizioni settarie o filosofie mondane,
e
pertanto non in piena armonia con le sacre verità che Geova
ha fatto scrivere
nella sua Parola ... Molti traduttori della Bibbia ... abbandonando la
traduzione letterale si sono allontanati molte volte dall'accuratezza
della
originale dichiarazione di verità. Hanno in effetti
adacquato i medesimi
pensieri di Dio».
Da
queste affermazioni si dovrebbe forse dedurre che la TNM
non sia completamente
asservita alle «convinzioni religiose» dei suoi
“anonimi” traduttori, né a
«tradizioni settarie o filosofie mondane»? si
tratterebbe forse di una versione
letterale in grado di trasmettere accuratamente «le sacre
verità che Geova (vi)
ha fatto scrivere»?
In
effetti, i Testimoni di Geova fanno rilevare che
nell’attività di traduzione
della Bibbia assumono un rilievo determinante le convinzioni religiose
dei
traduttori; infatti, fa osservare il geovismo, spesso i traduttori
della Bibbia
hanno fatto trasparire dal loro lavoro i rispettivi pregiudizi
religiosi. Ma
ciò, ovviamente, è vero anche nel caso dei
traduttori geovisti della TNM! Infatti,
questi stessi traduttori della TNM, lasciandosi guidare dagli
insegnamenti
geovisti, sono arrivati alla compilazione di un testo che, pur di
sostenere con
chiarezza le proprie dottrine, in non pochi casi è al limite
delle possibilità
concesse dalla grammatica e dalla sintassi sia in ebraico sia in greco.
A riprova
di questa osservazione riportiamo l'opinione espressa in La Torre
di Guardia
del 15 giugno 1964, pag. 385: «Il modo in cui sono state
tradotte queste parole
nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane ha
dato
origine all'accusa che il Comitato di Traduzione …
si sia lasciato
influenzare dalle sue credenze religiose. Tale accusa è
fondata, ma questo
non è stato fatto erroneamente o indebitamente».
In altre parole, la grammatica
permette anche, spesso al limite, la traduzione di
certi versetti nel
modo operato dalla TNM; inoltre la stessa rivista appena citata
aggiungeva: «Questo
mette in risalto il fatto che non si può semplicemente
tradurre la
Bibbia in modo dovuto ed
accurato se non se ne comprendono chiaramente gli
insegnamenti». Questo è vero,
ma il fatto è che la stessa affermazione è valida
anche per gli altri
traduttori della Bibbia!
D'altronde,
il compito di tradurre la Bibbia è
un'impresa che presenta grandi difficoltà e il
geovismo deve ammettere che «nessuna traduzione è
la migliore in assoluto» (cit
da La
Torre
di Guardia del 1° febbraio 1980, pag. 13).
Questioni
poste dal testo della TNM
Il Comitato di traduzione della
TNM ha affermato
nell'Appendice dell'edizione italiana del 1967, pag. 1381:
«Nelle Scritture
Ebraiche, siamo riusciti a rendere la parola ebraica nefesh sempre in
modo
uniforme come “anima”. In ciascun caso essa risulta
comprensibile alla luce del
suo
contesto». Ma è proprio vero che l'aver tradotto
sempre nefesh con “anima”
rende chiare le sfumature di significato di questa parola ebraica?
Pensiamo
che questa estrema rigidità, mostrata dai traduttori
geovisti, abbia portato al
superamento del limite della comprensibilità del testo
citato, almeno in diversi
casi eclatanti.
Per
illustrare, Isaia 3,20 viene così
reso dalla predetta edizione della TNM: «le acconciature per
il capo e le
catenelle dei piedi e le fasce per il petto e le “case
dell'anima”
e le tintinnanti conchiglie
ornamentali ...»; cosa c'entrano le “case
dell'anima”
in un contesto in cui si parla
della bellezza dell'abbigliamento femminile? Per risolvere il rebus
ricorriamo
a un'altra traduzione, che così rende lo stesso versetto:
«i diademi, le
catenelle, le cinture, i vasetti di profumi e gli
amuleti ...». Ecco
svelato l'arcano: le «case dell'anima» sono dei
banali vasetti di profumi.
Inoltre, Numeri 11,6 viene
così tradotto nella TNM:
«Ma ora la nostra
anima si è
inaridita! I nostri occhi non sono su nient'altro che la
manna». Cosa
significa la frase «la nostra anima si è
inaridita»? Nulla altro che: «abbiamo
la gola asciutta» (forse lo stomaco vuoto, come in Isaia
29,8), oppure «la
nostra vita inaridisce».
Ancora, la TNM
rende 1° Re 19,3 nel modo seguente: «Ed egli ebbe
timore.
Di conseguenza si levò e se ne andava per la sua
anima ...». Qual è il
senso dell'ultima espressione (se ne andava per la sua anima)?
In altre
versioni così si traduce lo stesso versetto:
«Elia, impaurito, si alzò e se ne
andò per salvarsi».
Un ulteriore esempio di scarsa
chiarezza è fornito dalla
TNM in Ecclesiate 6,9: «È meglio il vedere degli
occhi che l'andare in giro
dell'anima... ». Che vuol dire «l'andare
in giro dell'anima»? Il senso è
«vagare con il desiderio»!
Altro
esempio lo offre Geremia 4,10; la parte conclusiva di questo versetto
viene
così tradotta dalla TNM: «... e la spada
è giunta fino all'anima». Cosa
significa questa espressione? Un'altra traduzione così
traduce lo stesso
versetto: «... mentre una spada giunge fino alla
gola»; ora è chiaro: il pericolo
imminente viene espresso dal profeta con una vigorosa immagine,
cioè una spada
che preme sulla gola.
Un
ulteriore esempio del citato “criterio” traduttivo
geovista lo offre il Salmo
69,1; secondo la
TNM
questo versetto dice: «Salvami, o Dio, poiché le
acque sono giunte fino
all'anima». Se l'anima (nefesh) è la persona
stessa, come sostengono i Testimoni
di Geova, cosa significa che «le acque sono giunte fino
alla» persona (nefesh)?
Cerchiamo di comprendere rivolgendoci a un'altra versione della Bibbia,
che rende
così il versetto in esame: «Salvami, o Dio,
l'acqua mi giunge alla gola» (cfr. Giona
2,5; Salmo 105,18). Ecco, quindi, che nefesh assume il significato di
«gola» in
stretta aderenza al significato basilare della radice verbale ebraica
dalla
quale deriva.
E
che dire, infine, dell’espressione “anima
dell’animale domestico” in Proverbi
12,10?
Sulla
base di questi esempi chiediamo: è giusto oscurare talmente
il senso di certi
versetti al solo scopo di rendere «coerentemente»
“nefesh” con “anima”? Questa
“coerenza”
non viene pagata a caro prezzo in termini di comprensibilità
del testo?
Nella
«Introduzione» della TNM i traduttori affermano che
il loro impegno è stato
quelli di «rendere la traduzione la più letterale
possibile»; ma quanto è
opportuno questo attaccamento a una versione così letterale?
Lasciamo
rispondere i curatori della “Traduzione interconfessionale
della Bibbia in
lingua corrente” (ed. 1985, pag. 476-477): «l'idea
di una traduzione letterale
(o parola per parola) risulta un ideale utopico, scientificamente non
sostenibile. Spesso è del tutto impossibile da realizzare; a
volte è
realizzabile solo in parte, ma con frequenti distorsioni del
significato o
della naturalezza linguistica. Non ha senso dire o pensare che il
meglio
sarebbe comunque costituito da una traduzione governata da principi di
questo
genere: rendere ogni parola del testo originale mediante una parola
fissa della
seconda lingua e riprodurre anche numericamente le parole del testo
originale, ricalcandone la sequenza e la struttura formale. Quando si
fa così,
il risultato è più volte grottesco,
insopportabile; lo sanno bene i traduttori
esperti, in ogni settore. Di fatto, anche e specialmente per la Bibbia,
in genere si segue
una via di mezzo: si fa in modo che la traduzione sia comprensibile e,
insieme,
oltre il significato, riproduca certi aspetti formali dei testi
originali. In tale
equilibrio, quanto maggiore è la preoccupazione di ricalcare
questi ultimi,
avvicinandosi al modello della traduzione letteralista, tanto
più frequenti
sono le violenze alla naturalezza della seconda lingua; e tanto
più facilmente
si rischia di compromettere una buona comprensione del significato e si
rendono
necessarie molte note... . … Per illustrare le
caratteristiche di questa
versione biblica, sarebbe utile citare vari esempi; ci limitiamo ad
indicarne
uno solo. Il NT greco usa spesso un termine
(“sarx”) che a grandi linee
equivale all’italiano “carne”. Le
traduzioni a tendenza letteralista [come la TNM,
nota mia] cercano di
usare sempre “carne”, anche se a volte il risultato
è strano e oscuro (vedi
Atti 2,17: “io effonderò il mio spirito su ogni
carne...”; 2 Corinzi 7,5:
“giunti in Macedonia,
la nostra carne non ha avuto sollievo...”). Qui, invece, si
è tenuto conto del
fatto che ogni parola può avere significati differenti,
ciascuno da rendere con
parole diverse in una seconda lingua (ciò che suggeriscono
gli stessi dizionari
tradizionali!). Di conseguenza abbiamo reso “sarx”
in varie maniere: “carne”
(Luca 24,39); “persona” (Atti
2,17); “debolezza umana” (Romani 8,3);
“connazionali” (Romani
11,14); “punto di vista umano” (1 Corinzi 1,26);
“io” (2 Corinti
7,5); “materiale” (Ebrei
9,13); eccetera».
Passando,
ora a un’altra questione posta dal testo della TNM, facciamo
una breve
osservazione sull'uso del nome “Geova”.
La TNM
«si
allontana dalla traduzione tradizionale di molti versetti e
dà enfasi all’uso
del nome di Dio, Geova, per cui è anticonformista»
(cit da La
Torre di Guardia del 1°
marzo 1991, pag. 26). Secondo i Testimoni di Geova, la TNM
è «una traduzione che
ripristina coraggiosamente e opportunamente nel testo biblico il nome
di Dio,
Geova, che è esente dai pregiudizi del tradizionalismo
religioso e che dà il
senso letterale della Parola di Dio il più accuratamente
possibile» (cit da La Torre
di Guardia
del 15 dicembre 1982, pag. 15).
Perché
la TNM
usa spesso
il nome Geova nel NT anche in brani diversi dalle
citazioni di versetti dell'AT,
che contengono il Tetragramma? La risposta del Corpo Direttivo
è la seguente: «Per
aiutare il lettore a capire se si parla di Geova Dio o di
Gesù Cristo quando
nel testo greco compare il termine
“Signore”» (cit da La Torre
di Guardia
del 15 giugno 1982, pag. 27).
Quindi,
partendo dal preconcetto di rifiutare la Trinità
come dottrina scritturale, il Corpo
Direttivo induce i lettori della TNM a perdere di vista quei versetti
che
indurrebbero a credere in una qualche
“identità” tra Dio Padre e Cristo. Un
efficace esempio di questa astuta tecnica è costituito da
Atti 7,59-60: «E
tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: “Signore
Gesù,
ricevi il mio spirito”. Quindi, piegando le ginocchia,
gridò a gran voce: “Geova,
non imputare loro questo peccato ...”»
(TNM). Dal modo in cui la TNM
traduce i versetti, sembra che Stefano si rivolga in un primo momento a
Cristo
(v. 59) e successivamente a Dio (v. 60). Comunque, nel testo greco dei
manoscritti Sinaitico, Alessandrino e Vaticano 1209 al v. 60 non si
trova il
nome Geova ma l'appellativo
«Signore», corrispondente al «Signore
Gesù» del
v. 59; quindi, i trinitari potrebbero concludere che Stefano si sia
rivolto a
un solo Signore, Cristo-Dio. Invece, il modo in cui traduce la TNM
è la lampante
dimostrazione di come «le convinzioni religiose di un
traduttore influiscono
inevitabilmente sulla sua traduzione» (cit da La Torre
di Guardia del 15
giugno 1982, pag. 24). La TNM
sostituisce la parola «Signore» col nome Geova
al v. 60 per «aiutare il
lettore a capire» quello che il Corpo Direttivo vuole far
capire: la
Trinità non è scritturale.
Quindi, i traduttori della TNM decidono arbitrariamente quando nel
Nuovo
Testamento la parola greca Kyrios debba essere resa
col suo significato
di «Signore» e quando invece vada sostituita col
termine «Geova»,
anche in quei passi in cui
quell’appellativo si riferisce chiaramente a Gesù:
Atti 19,17.20.
Ovviamente,
la TNM
si guarda
bene dal sostituire la parola «Signore» col nome
«Geova» in quei versi in cui
si potrebbe adombrare un'identificazione tra Cristo e
«Geova»: Romani 14,9-11 e
Filippesi 2,10-11, che si basano su Isaia 45,22-25 dove si parla di
Yahweh; un
altro caso analogo è quello di Ebrei 1,10-12 dove l'Apostolo
cita il Salmo
102,25-27: sebbene il Salmo citato parli di
«Geova», in Ebrei 1,10 la TNM
lascia l'appellativo
«Signore».
Detto per inciso, il Corpo
Direttivo
geovista riconosce che «la pronuncia Yahweh può
essere più corretta» (cit dal
manuale geovista “Tutta la Scrittura
è ispirata da Dio e utile”,
pag. 322), tuttavia continua a
usare la forma ibrida italianizzata «Geova» (per
un'analisi dell’argomento si
veda
qui).
Infine,
a proposito dell’affidabilità del testo biblico
nella prospettiva geovista,
notate il dogmatismo espresso da La Torre
di Guardia del 15 novembre 2007, pag. 12, dove si
afferma: «Ciò che [la Bibbia]
dice in merito a personaggi, località e condizioni politiche
e religiose
dell’antichità è accurato».
Ebbene Marco 2,25-26 costituisce un tipico esempio
del sopravvento del concordismo geovista su una corretta traduzione. Il
racconto evangelico dice: «Ma egli rispose loro: "Non avete
mai letto che
cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame,
lui e i suoi
compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il
sommo sacerdote Abiatàr,
e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti
è lecito mangiare, e ne
diede anche ai suoi compagni"». In realtà
Gesù sta riferendo l'episodio
riportato in 1° Samuele 21,2-7 dove si menziona il sommo
sacerdote Achimélech;
pertanto in questo caso viene citato Abiatàr al posto di
Achimélech o perché il
primo era più celebre del secondo (2° Samuele
20,25), oppure perché Marco segue
una diversa tradizione, che faceva di Abiatàr il padre di
Achimélech (cfr. 2°
Samuele 8,17 nel Testo Masoretico). Orbene, senza alcun solido
fondamento
grammaticale a proprio sostegno, la TNM rende l'espressione
«sotto il sommo sacerdote Abiatàr»
con la seguente parafrasi: «secondo il racconto relativo ad
Abiatàr, capo
sacerdote». Perché questa manipolazione?
«Questa traduzione rispetta
l'accuratezza storica della narrazione» (cit dal testo
geovista Ausiliario
per capire la
Bibbia,
Roma 1981-1986, sub voce
«Abiatàr»,
pag. 17). Ecco a cosa conduce l'esasperato concordismo geovista.
I
Testimoni di Geova e lo studio della
Bibbia
Per
il geovismo la
Bibbia
è perfetta; in che senso? «Dio ha messo nella
Bibbia quanto è sufficiente,
tutto ciò che ci occorre realmente ... Così la Bibbia
contiene più di
quanto basta per “renderti saggio per la salvezza”
(2 Tim 3:15). In questo
senso è “perfetta”. Un altro punto degno
di nota: ... la
Bibbia è scritta in modo
tale che quelli che non cercano veramente Dio, quelli che non hanno
vera fede
in Dio, sono indotti a “mostrarsi come sono
realmente” … Lascia a quelli che
non vogliono servire Dio una “via d'uscita”, una
scusa per trovare da ridire,
se questo è il loro desiderio. Anche in questo senso, la Bibbia
è completa o
perfetta» (cit dal volumetto geovista “La vita ha
veramente uno scopo”,
Wiesbaden 1977, pagg.126-127). «Ma la Bibbia
- dicono altri - è difficile da capire. Sì,
alcune
parti lo sono (2
Pt
3:16). Perché Dio l'ha fatta in questa maniera?
Perché così è lui a determinare
chi può comprendere la verità... Dio si riserva
quindi il diritto di rivelare
le sue verità solo a chi realmente le cerca» (cit
da La
Torre di Guardia
del 1° ottobre 1983, pag. 15); «la Bibbia
è scritta in un modo tale che sono necessari strumenti
umani per capirne chiaramente il messaggio» (cit da La Torre
di Guardia del 15
febbraio 1984, pag. 31).
Chi
allestisce questi strumenti? E’ ovvio che si sta parlando del
Corpo Direttivo
nel suo ruolo di unico interprete autentico della Scrittura!
Perciò i Testimoni
di Geova si presentano come gli unici capaci di trovare le risposte
nella
Bibbia e si vantano di prenderla «alla lettera»,
«senza interpretazioni», a
differenza degli altri che, secondo loro, la manipolano e la deformano.
Quest'atteggiamento viene ripetutamente chiarito nei libri di testo per
lo
studio biblico, prodotti dal
Corpo Direttivo: «Perciò è ragionevole
che il suo Libro, la Bibbia, non
può essere
tutta una confusione o permettere che se ne faccia qualsiasi
interpretazione.
La confusione è causata dai suoi sedicenti interpreti, i
capi religiosi della “cristianità”,
che sono fra loro in disaccordo, a volte violentemente. Per questa
ragione, mentre
il lettore si dispone a studiare la Bibbia
con questo libro, non è invitato o indotto a studiare la Parola
di Dio secondo gli
sconcertanti, misteriosi errori religiosi della cristianità.
Egli è esortato a
studiare secondo ciò che Dio stesso dice nella sua propria
Parola» (cit dal
volume geovista “Sia Dio riconosciuto
verace”, Brooklyn 1952, II
edizione, pag. 8).
Con
questi presupposti, ogni Testimone subisce un condizionamento tale da
assumere
una disposizione mentale che lo rende incapace di avvicinarsi allo
studio di un
verso della Bibbia senza il «conforto» delle spiegazioni
del Corpo
Direttivo. In tal modo, ritenendo ingenuamente di «credere
soltanto alla Bibbia»,
i Testimoni di Geova assumono inconsapevolmente ogni sorta di posizione
ermeneutica. Pertanto, non ignorando che ogni spiegazione, ogni
commento, ma
soprattutto ogni traduzione della Bibbia costituiscono, di per
sé, già
un'interpretazione, il Corpo Direttivo ha approntato per gli adepti una
propria
versione della Bibbia nota col nome di Traduzione del Nuovo
Mondo delle
Sacre Scritture: «La
questione del corretto intendimento della Bibbia ... è uno
dei motivi
principali per cui è stata fatta la Traduzione
del Nuovo Mondo. Le
convinzioni religiose di qualsiasi traduttore influiscono
inevitabilmente sulla
sua traduzione ... Poiché a volte i traduttori,
volontariamente o
involontariamente, fanno violenza alla lingua originale nei brani che
sembrano
essere in contrasto con le loro credenze, si rese assolutamente
necessario avere
una versione prodotta da uomini che si attenevano lealmente alla Parola
di Dio»
(cit da La
Torre
di Guardia del 15 giugno 1982, pag. 24).
L'intollerante
dogmatismo geovista viene così esplicitamente provato:
«Perché i Testimoni di
Geova si rifiutano di dare le loro pubblicazioni di studio biblico in
cambio
della letteratura religiosa di coloro che incontrano?... I Testimoni
non vanno
pertanto alle porte in cerca di verità o luce. Hanno
già dedicato innumerevoli
ore per conoscere le verità della Parola di Dio... Sarebbe
pertanto temerario,
oltre che uno spreco di tempo prezioso, se i testimoni di Geova
accettassero ed
esaminassero falsa letteratura religiosa scritta per ingannare... In
qualità di
cristiani leali, atteniamoci alle norme di Dio, nutrendo la nostra
mente di ciò
che è vero e giusto e attenendoci con gratitudine e
lealtà al canale [cioè il
Corpo Direttivo] da cui abbiamo per la prima volta conosciuto la
verità
biblica» (cit da La Torre
di Guardia del 15 agosto 1984, p. 31).
Quanto
abbiamo fin qui trattato dovrebbe consentire a chiunque di concludere
che nel geovismo
l'unico, vero criterio interpretativo della Bibbia è la
dottrina prestabilita
dal Corpo Direttivo, si tratta di una professione di fede del tutto
soggettiva,
legata alle mutevoli opinioni dei capi e soggetta a qualsiasi
contraddizione:
il Corpo Direttivo adegua l'interpretazione delle Scritture alle idee
che
frullano nella testa dei suoi membri, questo spiega il categorico
rifiuto di
uno studio rigorosamente scientifico della Bibbia.
Ma
che dire se alcuni Testimoni di Geova decidessero di creare un gruppo
di studio,
indipendente dal Corpo Direttivo, per analizzare
l’accuratezza della TNM?
Ebbene, nel recente numero di settembre 2007 del mensile “Il
Ministero del
Regno”, riservato ai soli propagandisti geovisti, il Corpo
Direttivo ha
espresso l’esplicita disapprovazione per
“pubblicazioni, riunioni, o siti Web
che non siano prodotti o organizzati sotto la sua
supervisione” (pag. 3). Le
ragioni di questo esplicito divieto possono essere ben comprese
esaminando
quanto scriveva La Torre
di Guardia già nell’edizione del 15 novembre 1967,
pag. 690:
«nell’organizzazione di Geova non è
necessario dedicare tanto tempo ed energia
alla ricerca, poiché nell’organizzazione ci sono
fratelli ai quali è assegnato
di fare proprio questo, … ed essi preparano le buone
informazioni de La Torre di Guardia e altre
pubblicazioni della Società».
In
conclusione, il geovismo ha un contenuto ideologico vario, instabile,
derivante
da asserite rivelazioni e dalla mutevole commistione di elementi
ideologici di
varia provenienza; infatti, con una disinvoltura sconcertante nel
cambiare
radicalmente opinione (spacciando per verità quel che in
precedenza era stato
considerato falsità), pretende di scegliere ciò
che sembra più valido,
generando forme di sincretismo nelle quali, in realtà,
è l'uomo (il Corpo Direttivo)
la misura del vero e del bene, la
“divinità” da adorare. Tale
“divinità” è
animata dalla concezione degli affiliati come soggetti eternamente
immaturi e immeritevoli
dell’esercizio autonomo della libertà cristiana;
siffatta idea costituisce, di
per sè, una remora per la maturazione della
personalità degli adepti. Nel
geovismo il Corpo Direttivo, in qualità di
«infallibile» interprete, è
più
«ispirato» della stessa Scrittura: quest'ultima
è stata, di fatto, subordinata
alla soggettiva opinione dell'interprete (il Corpo Direttivo).
Tutto
ciò spiega perché il dialogo con un Testimone di
Geova spesso è destinato a
restare sterile; infatti, com'è possibile trovare una base
comune con chi
accosta due versetti, tratti da differenti libri biblici, allineandoli
senza
considerarne il contesto, il genere letterario e la collocazione
storica? Possiamo,
perciò, concludere che i Testimoni sono addestrati a
diventare esperti in eisegesi
biblica, laddove per eisegesi intendiamo il
contrario di esegesi:
l'abilità di «mettere in» un testo
biblico un significato che non è il suo!
Achille Aveta
Per contatti, segnalazioni o quesiti clicca sulla destra ...