La mitologia dei Testimoni di Geova

In questa pagina affrontiamo il tema di come talvolta negli insegnamenti dei Testimoni di Geova la mitologia assume un rilievo così determinante da potersi paragonare al peso che il geovismo ascrive alla Tradizione nella teologia cattolica.

È opportuno documentare con un esempio la fondatezza di questa affermazione; ci riferiremo alla mitica Semiramide e al determinante ruolo che i Testimoni di Geova le attribuiscono quale ideatrice e propugnatrice di dottrine e pratiche “sataniche”.

Pur ammettendo che la Bibbia non parla della madre di Nimrod (Gn 10,8-9) (si veda Babylon the Great has fallen! God’s Kingdom Rules!, Brooklyn 1963, p. 34 e ss.), il geovismo ritiene che essa si possa identificare con Semiramide, la quale, secondo i Testimoni di Geova, «fu poi adorata a Babilonia come Ishtar e a Tiro e Sidone e nel resto di Canaan come Astante … A Babilonia fu anche chiamata “regina del cielo” … In seguito fu adorata a Efeso e in altri luoghi come Artemide (Diana)» (si veda Qualificati per essere ministri, Brooklyn 1963, p. 280).

Notate come il geovismo procede nella storicizzazione della mitica Semiramide: «Dopo la morte di Nimrod, Semiramide, madre e più tardi moglie di Nimrod, continuò a regnare per circa quarant’anni come regina di Babilonia. Si narra che dopo la violenta morte di Nimrod ella riunì un certo numero di uomini preminenti di Babilonia in un consiglio segreto di saggi, successivamente chiamati magi, e che compì quindi un atto di magia nel tentativo di provare la sopravvivenza del proprio figlio e marito. Questo fu semplicemente un atto demonico, spiritistico, che fu compiuto per provare a questo gruppo di cosiddetti saggi l’ingannevole dottrina dell’immortalità innata dell’uomo. Semiramide proclamò successivamente la deificazione del marito Nimrod (si veda Qualificati per essere ministri, p. 281).

Una volta trasformata in personaggio “storico”, Semiramide può essere additata dal geovismo come principale sostenitrice della dottrina dell’immortalità dell’anima umana, come ideatrice dell’uso dell’albero natalizio e del celibato sacerdotale, ecco con quali parole la letteratura geovista sostiene ciò: «Dopo la morte di Nimrod, Semiramide non volendo perdere il proprio potere quale regina, in effetti disse: “Egli non è morto. È asceso in cielo, e comunica col suo popolo per mezzo di me”. Per convincere i suoi sudditi e così stabilire fermamente il proprio potere, indisse una celebrazione nella quale il morto Nimrod fu simboleggiato da un ceppo nelle festività serali; quindi la notte fu messo al suo posto un albero sempreverde e si asserì che l’inganno fosse un miracolo simboleggiante la rinascita di Nimrod alla vita celeste. Questa è la tradizione (dell’albero natalizio) che la cristianità osserva” (si veda Svegliatevi! dell’8 dicembre 1968, p. 5; parentesi mie).

Per sostenere che “il celibato sacerdotale ebbe origine nell’antica Babilonia”, il geovismo si rifà ad Alexander Hislop (la fonte, precisamente è: A. Hislop, The Two Babylons, pubblicato per la prima volta a Londra nel 1916) che asserisce: «I Misteri, che (Semiramide) presiedeva, erano scene della più ignobile corruzione, eppure gli ordini più elevati del sacerdozio erano costretti a una vita di celibato, a una vita di singolare e preminente santità. Per quanto sembri strano, la voce dell’antichità attribuisce tuttavia a quella regina depravata l’invenzione del celibato clericale” (si veda Svegliatevi! del 22 settembre 1975, p. 29).

Il libro di Hislop, assertore del panbabilonismo, costituisce la principale fonte di “vera storia” del geovismo, sia per quanto riguarda Semiramide che per diversi altri soggetti. Ciò che il geovismo attentamente evita di far sapere ai singoli Testimoni è il fatto che questo libro è un vecchio cavallo di battaglia della chiesa dei Fratelli di Plymouth, i quali attestano che il libro di Hislop è stato molto diffuso tra i Testimoni.

Infine il geovismo non perde l’occasione per collegare Semiramide al “concetto trinitario”: «Se Nimrod fu in effetti il primo uomo deificato dopo il Diluvio, avrebbe finito per essere considerato il “padre degli dei” della religione babilonese. Sua madre sarebbe così diventata la “madre di dio” o “madre degli dei”. Cus, padre di Nimrod, pur non avendo un posto di grande rilievo, avrebbe potuto senz’altro diventare la terza persona di una triade composta di Cus, sua moglie e il loro figlio Nimrod, anche se adorati sotto nomi diversi. Con il padre tenuto senza dubbio in secondo piano, si sarebbe giunti all’adorazione della madre e del figlio. Che le cose siano andate proprio così è confermato dal diffuso concetto trinitario, dall’adorazione di una dea madre e di suo figlio, e dal ruolo secondario attribuito al dio padre negli antichi miti» (si veda Ausiliario per capire la Bibbia, Roma 1981-1986, p. 328; e Babylon the Great has fallen! …, cit., pp. 37-38).

Appare chiaro, quindi, il criterio di valutazione del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova: se la Tradizione si oppone alla dottrina geovista, la prima va respinta categoricamente; se la mitologia si presta a sostenere le teorie geoviste, la si assume attribuendole un peso rilevante!

Achille Aveta

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