Geovismo e comunità scientifica: un rapporto spesso conflittuale

Uno sguardo non superficiale alla storia del Movimento geovista consente di concludere che i suoi ideologi hanno sistematicamente nutrito una buona dose di diffidenza nei confronti della comunità scientifica e di quella medica in particolare. L’opposizione al consenso scientifico consolidato ha a che fare con il complessivamente basso livello di conoscenze che ha contraddistinto nel tempo gli ideologi geovisti. Una panoramica su personaggi e posizioni assunte permette di illustrare il livello di competenza dei vertici geovisti riguardo alla scienza e alla medicina e quanto essi presumono di sapere, il che aiuta pure a comprendere l’humus nel quale si è radicato e sviluppato il divieto dell’emoterapia.

Iniziamo parlando di Clayton James Woodworth (1870-1951), di cui Rud Persson dice che «in paragone con C.J. Woodworth pochi hanno avuto maggiore influenza nel movimento della Torre di Guardia» (R. Persson, Rutherford’s Coup. The Watch Tower Succession Crisis of 1917 and its Aftermath, Hart Publishers 2022, p. 532). Riguardo al suo curriculum di studi, Persson riferisce che Woodworth frequentò l’Academy di Nunda (nella Contea di Livingston, nello stato di New York) fino al compimento dei sedici anni, poi frequentò per un anno la Geneseo State Normal School. Nel 1894 Woodworth entrò per la prima volta in contatto con gli Studenti Biblici di C.T. Russell e nel 1903 iniziò l’opera di “pellegrino” (propagandista itinerante degli scritti di Russell).

Dal 1919 al 1946 Clayton J. Woodworth diresse il nuovo periodico geovista The Golden Age (L’Età d’Oro, progenitrice dell’attuale rivista Svegliatevi!); sotto la sua direzione, questa rivista divenne un forum che ospitava le più stravaganti teorie oltre che le specialissime idee dell’estremista Woodworth su medicina e salute. Basterà citare qualche riferimento (tratto dalle edizioni inglesi di questo periodico): The Golden Age del 1926, p. 438, equiparava il sottoporsi a tonsillectomia a un suicidio; The Golden Age del 1931, p. 728, sosteneva che «la medicina trae le sue origini dalla demonologia e fino a un secolo e mezzo fa si è spesa ad esorcizzare i demoni. Nell’ultimo mezzo secolo essa ha cercato di esorcizzare i germi». Quindi, l’idea che i germi fossero la causa di tante malattie non trovava credito presso i vertici geovisti dell’epoca. Ben documentata è pure la battaglia intrapresa dalla rivista di Woodworth contro le stoviglie di alluminio, additate come causa di ogni sorta di terribili malattie!

Questo disegno in The Golden Age dell’8 settembre 1937, p. 773, aveva lo scopo di illustrare che le stoviglie di alluminio provocavano cancro ed altre gravi patologie.

Altro impegno della rivista diretta da Woodworth era quello di screditare la classe medica, individuando i medici come “discendenti degli sciamani, adoratori del demonio” (cf. The Golden Age del 1931, pp. 727-728). Negli anni questa posizione è sopravvissuta a Woodworth; infatti, Svegliatevi! del 22 febbraio 1969, pp.10-11, dichiarava: «Si può dire che i professionisti siano buoni esempi del frutto dell’“istruzione superiore”. Formano una specie di aristocrazia della cultura. Spesso sono superbi, insensibili ai bisogni di persone meno fortunate, dogmatici, competitivi, indipendenti e senza considerazione per gli altri. … chi è oggi a insistere per fare le cose a modo loro e farsi apertamente beffe dell’autorità della Parola di Dio nella questione della santità del sangue? Non sono i medici di professione?». E, ancor più recentemente, La Torre di Guardia del 1° dicembre 1989, p. 12, sosteneva con sicumera: «La fede dei testimoni di Geova viene attaccata da ogni lato: … da medici che vogliono imporre trasfusioni di sangue a noi e ai nostri figli, da scienziati atei che negano l’esistenza di Dio e la creazione … A orchestrare tutta questa opposizione c’è Satana, il governante delle tenebre e dell’ignoranza, il nemico dell’accurata conoscenza».

Per giunta, la letteratura geovista è stata a lungo attiva nel promuovere la sfiducia verso gli specialisti in salute mentale (sull’argomento rimando al mio Totalitarismo mitigato, pp.112-118).

Fonte: The Golden Age del 1925, p.479

All’epoca di Woodworth, a quest’opera di discredito della classe medica e delle sue ricerche scientifiche faceva da contraltare la promozione di una teoria in base alla quale la malattia era l’effetto di “cattive vibrazioni”; infatti, l’Organizzazione geovista addirittura commercializzò – al prezzo di 35 dollari – una speciale apparecchiatura, nota col nome di Electronic Radio Biola, con la quale si pretendeva di curare i malati sottoponendoli a speciali “onde radio”, che avrebbero corretto le “vibrazioni”. Questa particolare apparecchiatura, messa a punto da un adepto, fu ampiamente pubblicizzata sulle pagine di The Golden Age del 1925, pp. 453-454.

Le modalità con le quali si faceva funzionare questa apparecchiatura rasentano il ridicolo: il paziente doveva scrivere il proprio nome su un foglio di carta; un pezzettino di questo foglio veniva introdotto nell’apparecchio, dopo di che, con una sommaria indagine sulla salute del paziente, l’operatore leggeva le “oscillazioni elettroniche” degli organi del paziente sulla base del pezzettino di carta. Roy D. Goodrich, seguace del movimento geovista, si permise di esprimere serie riserve sull’efficacia di tale apparecchiatura, ma quando asserì che tale aggeggio era una vera e propria trappola spiritica, i vertici del Movimento ne sancirono l’espulsione (si vedano le edizioni inglesi di The Golden Age del 1925, pp. 606-607, e del 1930, pp. 355-362).

In base a quanto fin qui documentato, com’è possibile prendere aprioristicamente sul serio le opinioni dei vertici del movimento geovista su tematiche scientifiche e mediche in particolare?

Distinguere tra conoscenze e credenze

Conoscere significa tematizzare, porsi a distanza dal “vissuto” considerandolo come un oggetto, con il tipico atteggiamento della mente umana che si chiama riflessione razionale; è la riflessione esplicitante, analizzante, che fa emergere l’oggetto problematizzato, spostando così la conoscenza dal piano pratico a quello teorico, e che perciò può rendere critica e indipendente la conoscenza stessa. Le credenze costituiscono conoscenze non verificabili con alcun criterio attuale, dunque la loro caratteristica comune è quella di essere un tipo di conoscenza di natura fideistica.

Come ha avuto origine la vita? A questa fondamentale domanda si può rispondere per due vie diverse: con criteri scientifici e con premesse teologiche. I due livelli menzionati – quello teologico e quello scientifico – comportano due modalità differenti di porre e cercare di risolvere la tematica proposta. Il metodo sperimentale è basato sull’osservazione e sull’esperimento: consiste nell’osservare un determinato fenomeno naturale al fine di cogliere le cause essenziali che lo producono e gli effetti che ne conseguono; successivamente si ricerca la spiegazione teorica del fenomeno e la conferma della stessa teoria mediante un esperimento eseguito in laboratorio. Quindi, chi adopera tale metodo scientifico, osserva ciò che accade e, in base alle osservazioni, formula una teoria su ciò che potrebbe essere vero; infine verifica la teoria con ulteriori esperimenti ed osservazioni per vedere se le previsioni basate su essa si realizzano.

In sostanza il metodo scientifico è un modo di pensare sistematico, un modo di raccogliere le prove e valutarle, un modo di condurre esperimenti per predire accuratamente ciò che accadrà in date circostanze, un modo per accertare e riconoscere i propri errori, un modo per provare l’erroneità di vecchie idee. Pertanto, se le teorie non reggono di fronte all’analisi scientifica, si rivelano speculazioni non verificabili; è altrettanto ovvio che il progresso della conoscenza costringe gli scienziati a rivedere continuamente le loro ipotesi alla luce di nuove scoperte ed informazioni. In conclusione, seguendo la lezione di Karl Popper, un’ipotesi che non è soggetta – almeno in teoria – alla possibilità di alterazioni sperimentali non può trovare posto nel reame della Scienza: un insieme d’idee, che in teoria non si possono dimostrare false, non è Scienza.

Per giunta, il creazionismo non è scientifico; perché? in che senso? la creazione non è provabile, non si può verificare attraverso il metodo scientifico: non c’è modo di provarla o di dimostrare che sia falsa, non è osservabile. In questo senso il creazionismo non è Scienza. Perciò, lo stesso Einstein, basandosi sul metodo sperimentale di analisi, sostenne che “la principale causa degli attuali conflitti tra le sfere della Religione e della Scienza sta nel concetto di un Dio personale”.

Infatti, secondo i Testimoni di Geova, la più grave colpa della maggioranza degli scienziati è quella di non prevedere il ruolo di una Personalità creatrice.

D’altra parte, ci sono diverse cose di cui gli scienziati conoscono l’esistenza, ma che non sanno spiegare, cose che non potrebbero trovare una spiegazione soddisfacente all’infuori di quella che offre la Religione: ci troviamo di fronte a temi che si affrontano e risolvono a un livello diverso da quello scientifico; i nostri impulsi religiosi non si possono appagare se non credendo che la vita ha un significato trascendentale. Tutto ciò è argomento di fede, non di ricerca scientifica! Invece il creazionismo geovista tenta di mescolare i due livelli – scientifico e teologico – per attribuire alla Bibbia una “scientificità” che questo Libro non ha, né pretende di avere. In sostanza, non si può far dire alla Scienza ciò che essa non può dire come, in materia di fede, non si può far dire alla Bibbia ciò che essa non vuol dire. Infatti, da una parte, il dato rivelato ha essenzialmente finalità religiose e non scientifiche e quando affronta soggetti studiati anche dalla Scienza, lo fa con spirito religioso, non con metodologie scientifiche, utilizzando le conoscenze del tempo a cui risale il testo sacro; la Bibbia doveva avere un significato comprensibile per gli schiavi appena liberati sul Sinai.

Riflettendo su ciò, si comprende chiaramente la netta distinzione tra l’oggetto dell’indagine scientifica e il contenuto di una dichiarazione di fede: si tratta di due approcci del tutto differenti, paralleli tra loro e non necessariamente in aprioristica contraddizione. È fondamentale riconoscere alla Scienza e alla Religione i rispettivi campi di operazione e le precipue competenze. Altrimenti?

Altrimenti accade una gran confusione, come appare evidente da quanto leggiamo in un manuale geovista (L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione? Brooklyn 1968, p. 2): «In quasi tutti i paesi del mondo si insegna la dottrina dell’evoluzione. I libri di scuola su biologia e storia presentano l’evoluzione come un fatto stabilito. L’insegnamento dell’evoluzione satura oggi scienze, filosofia, storia e perfino religione. Ogni volta che si considera il soggetto dell’origine della vita e dell’uomo, viene quasi sempre presentato in termini evoluzionistici. Ma che cosa sapete personalmente dell’evidenza favorevole o contraria alla credenza nell’evoluzione? È realmente in armonia con i fatti della scienza?» (corsivo aggiunto) Quindi l’assunto geovista appare fin troppo evidente: «la teoria dell’evoluzione … è una vera e propria “menzogna”. … La vera filosofia di questa teoria è che non esiste nessun Dio, che non c’è bisogno di lui. … la teoria dell’evoluzione fa il gioco di Satana” (Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione? Roma 1985, p. 248).

È pur vero che, nello stesso testo appena citato, i vertici geovisti asseriscono (pp. 9-10): «Non intendiamo mettere in discussione la scienza e i suoi successi. … La ricerca scientifica ha accresciuto in modo straordinario la nostra conoscenza sia dell’universo che della terra e dei viventi». Tuttavia, parlando di ciò che Jean Rostand ha definito il “tenebroso problema dell’evoluzione” (cfr. J. Rostand, L’evoluzione, Milano 1961, p. 87), i Testimoni di Geova additano il “caos di teorie” formulate per spiegare l’evoluzione! Questo terrorismo culturale è particolarmente evidente se si considera la tecnica adottata dal Corpo Direttivo per “smantellare” la teoria evoluzionistica. La letteratura geovista comprende i due già citati testi specifici a sostegno del creazionismo:

L’uomo è venuto per mezzo dell’evoluzione o per mezzo della creazione? Brooklyn 1968;

Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione? Roma 1985.

Entrambi i libri sono infarciti di citazioni ed è sorprendente rilevare quanto segue:

– nei primi otto capitoli del primo libro menzionato, su 164 riferimenti a varie fonti, ben 61 citazioni (il 37%) sono tratte da autori evoluzionisti;

– nel secondo testo i riferimenti a fonti sicuramente evoluzionistiche hanno la seguente distribuzione: nel cap. 2 le citazioni di evoluzionisti costituiscono il 39% dei riferimenti; nel cap. 4 il 65%; nel cap. 5 il 32%; nel cap. 6 il 76%; nel cap. 7 il 17%; nel cap. 8 il 15%.

Da questi dati i lettori Testimoni dovrebbero ricavare che, proprio riferendosi a opinioni di evoluzionisti, sarebbe dimostrabile l’insostenibilità del trasformismo evoluzionistico; di conseguenza si dovrebbe concludere che gli scienziati evoluzionisti siano degli instabili, irragionevolmente incerti! Per esempio, il biologo evoluzionista Jean Rostand viene ripetutamente citato nei libri geovisti per mettere in dubbio l’attendibilità di alcune teorie evoluzionistiche, eppure Rostand è un convinto assertore dell’evoluzione, dal momento che esplicitamente sostiene: «Non vi è ormai opposizione, tranne quelle di ordine confessionale, che non abbia disarmato di fronte a una verosimiglianza che è troppo vicina alla certezza perché non si comprenda la necessità di accordarsi con lei (cioè, la tesi evoluzionistica) … Anche se non avessimo a nostra disposizione che gli argomenti forniti dalla paleontologia, essi, da soli, ci costringerebbero a credere che il mondo vivente si è formato per complessificazione graduale. … Nelle forme di transizione di cui gli strati terrestri ci forniscono le vestigia, l’evoluzione è scritta a caratteri cubitali. … Quel che è certo è che l’uomo discende da un mammifero che non era umano, e nel quale, se oggi potessimo incontrarlo, troveremmo una notevole rassomiglianza con le scimmie. … Il fenomeno dell’evoluzione è l’incredibile che pur si deve credere. Così come ce lo insegna la scienza positiva, esso supera in fantasticità tutti i miti creati dall’immaginazione umana» (J. Rostand, op. cit., pp. 8,92,95).

Le credenze dei Testimoni di Geova, e di tanti gruppi come loro, sono dettate dai loro sistemi di valori, che portano i vertici a selezionare solo le informazioni che confermano le loro visioni del mondo. L’evidente conseguenza di quest’atteggiamento è il dogmatismo: la pretesa che ciò che si vuol credere sia effettivamente accaduto. I dogmatici pretendono di dirci cosa pensare, ci bombardano con le loro trovate e scoraggiano la discussione dei loro assunti. Troppo spesso i dogmatici travisano e alterano la realtà, si specializzano in menzogne o, al massimo, in mezze verità: i fatti favorevoli vengono ingigantiti, gli altri sono nascosti o alterati; essi fanno in modo che il loro messaggio appaia saggio, giusto, morale, e solo chi si adegua ad esso viene considerato intelligente, utile ed importante. In definitiva, il problema consiste in una eccessiva fiducia nei confronti di ciò che si pensa di conoscere.

Impermeabilità alle evidenze scientifiche

Evidentemente ai Testimoni – e a chi, come loro, avanza ancora dogmatiche rivendicazioni religiose sulla cosmologia – “l’affare Galileo” non ha ancora detto tutto sulla pratica e sulla filosofia della Scienza: la posta in gioco alla fine del 1500 “era non solo la verità della natura, ma anche la natura della verità” (Owen Gingerich, “L’affare Galileo”, in Le Scienze, ottobre 1982, n. 170, p. 119). Come riferisce O. Gingerich, in quell’epoca «c’era un accordo diffuso sulla tesi che la verità si trovasse non nell’astronomia, ma nella Bibbia. Poiché la Sacra Scrittura era stata dettata letteralmente da Dio, essa era al di sopra di ogni possibile contestazione. Lo stesso Galileo accettava senza esitazione questa dottrina, ma non era necessariamente d’accordo che la via verso la verità passasse esclusivamente all’interno del territorio dei teologi. La Sacra Scrittura poteva essere ambigua, sosteneva, mentre il libro della natura, che emanava anch’esso da Dio, poteva essere interrogato e sottoposto a esperimenti. Egli concedeva che la Bibbia avesse un suo posto di riguardo, ma credeva anche che la Scrittura dicesse come si va al cielo, non come vanno i cieli … Il campo di battaglia era il metodo stesso, la via verso una conoscenza sicura del mondo, il problema se il libro della natura potesse rivaleggiare in qualche modo col libro infallibile della Scrittura come via verso la verità» (O. Gingerich, art. cit., pp. 120-122,126).

Per un lettore fondamentalista della Bibbia non è facile accettare che negli scorsi 100.000 anni sono esistiti animali come gli “ominidi” e che gli scheletri di questi antichi animali sono quasi identici a quelli degli uomini d’oggi; ma le testimonianze dei fossili sono numerose ed irrefutabili: i fossili della civiltà Cro-Magnon si estendono dalla Francia all’Ucraina. Sarebbe controproducente chiudere gli occhi su fatti del genere. Perciò l’evoluzione biologica è una teoria scientificamente fondata, è la più plausibile spiegazione della documentazione fossile, la quale ci parla di vicende e mutamenti che hanno interessato forme non umane e ominidi vissute in epoche passate, sebbene i meccanismi e i processi determinanti quei mutamenti non siano del tutto chiariti.

Paleontologi e teologi concordano nel riconoscere che le prove di cui si dispone, puntano verso un processo discontinuo, cioè verso la comparsa di nuove specie senza connessione diretta con le specie che le precedettero. La teoria attualmente prevalente fra i paleontologi è quella dell’equilibrio discontinuo; l’evoluzione lineare è ormai ritenuta una descrizione inadeguata.

I Testimoni di Geova, impermeabili alle evidenze scientifiche, partono da una preconcetta interpretazione della Genesi biblica e cercano le “prove” per sostenerla; si sforzano disperatamente di ignorare le prove che la contraddicono oppure, quando proprio non possono, inventano spiegazioni inverosimili per l’evidente conflitto con la nuda realtà.

Se i geologi asseriscono che la Terra ha circa 4 miliardi di anni, o se gli astrofisici attribuiscono all’universo un’età di 20 miliardi di anni, l’equilibrato lettore della Bibbia non ha nulla da eccepire: Genesi, infatti, non è in contrasto con le teorie scientifiche relative all’età dell’universo. Inoltre, la Bibbia non dice assolutamente nulla riguardo alla formazione degli strati sedimentari, se essa sia avvenuta al tempo del Diluvio o prima. In sostanza, il racconto di Genesi non fu scritto per spiegare in termini scientifici il meccanismo della creazione! La Bibbia non spiega come “si fece luce” (Genesi 1,3); o come si “faceva una divisione fra acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa” (Genesi 1,7); o come “le acque sotto i cieli si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto” (Genesi 1,9).

Eppure, molti – compresi i Testimoni di Geova – credono che nel 2370 a.C., data del Diluvio universale secondo i Testimoni, non esistevano tutte le varietà animali d’oggi: «Per esempio, nella famiglia dei Felidi ci sono molte “specie”, come tigri, pantere, leopardi, ecc. Ma molti di questi poterono discendere da un’originale “specie” dei Felidi. La stessa cosa può dirsi pure dei vari tipi di cani della famiglia dei Canidi» (È la Bibbia realmente la Parola di Dio? Brooklyn 1969, p. 43). Va incidentalmente rilevato che, quando la Bibbia dice che la riproduzione animale e vegetale doveva avvenire “secondo la sua specie” (Genesi 1,12.21.25), non si può dire con certezza a quale classificazione moderna sia uguale la “specie” di Genesi; in altri termini, la nomenclatura adoperata in zoologia definisce una specie come l’insieme di organismi che hanno stretta affinità; una o più specie formano un genere; un gruppo di generi costituisce una famiglia; la classificazione procede poi con gli ordini, le classi e i tipi. Quale di queste classificazioni odierne corrisponde alla “specie” di Genesi? La Bibbia non lo dice. Eppure i Testimoni riprendono il pensiero del noto botanico svedese Carlo Linneo (1707-1778), il quale ammetteva che nuove “specie” vegetali potevano scaturire sia da qualche brusco cambiamento sia in seguito a ibridazione: in origine il Creatore plasmò solo un ridotto numero di “specie”, tutte le altre sarebbero “figlie del tempo”. Tuttavia, tali trasformazioni corrisponderebbero abbastanza bene a quella che oggi si definisce “microevoluzione”.

I Testimoni di Geova credono che nel 2370 a.C. la superficie terrestre fosse “più piana e regolare che al presente”: «le catene di alti monti, come l’Himalaya di ottomila metri, le Alpi, le Ande e le Montagne Rocciose non fossero sempre così alte … Quando la Bibbia dice dunque che le acque del Diluvio coprirono i più alti monti, non dobbiamo pensare a sufficiente acqua da coprire l’odierno monte Everest» (È la Bibbia realmente la Parola di Dio? cit., pp. 37-38). Quindi le citate catene montuose si formarono per effetto delle acque del Diluvio: «I letti oceanici si approfondirono o affondarono e sorsero le superfici di asciutto, producendo evidentemente tale effetto» (Ivi, p. 39). Il tutto sarebbe accaduto poco più di 4000 anni fa!

È vero che fino agli inizi del Novecento gli oceanografi attribuivano l’origine delle acque oceaniche alla condensazione di una nube primordiale che un tempo avrebbe circondato la Terra; tuttavia, grazie al fatto che le scienze fisiche, matematiche e chimiche sono state usate dagli studiosi per addentrarsi in quei campi dello scibile che erano stati principalmente descrittivi, come l’astronomia, la geologia e la biologia, si è dimostrato che la quantità d’acqua, che poteva essere contenuta in una nube che circondasse la Terra, poteva essere solo una piccola percentuale dell’acqua presente oggi negli oceani. I limiti geofisici alle dimensioni di una siffatta nube sono che la superficie superiore della nuvola doveva essere abbastanza calda da mantenere l’acqua allo stato di vapore e abbastanza vicina alla superficie terrestre perché la forza di gravità impedisse al vapore acqueo di disperdersi nello spazio; queste esigenze limitano le dimensioni della nube tanto che è stato calcolato che la quantità d’acqua che potrebbe essere contenuta in una nube del genere corrisponderebbe solo a una piccola frazione dei 1400 milioni di Km cubi d’acqua contenuti oggi negli oceani (cfr. W. von Arx, An Introduction to Physical Oceanography, Addison Wesley, Reading, Mass. 1962).

L’impermeabilità alle evidenze scientifiche evidente tra i Testimoni di Geova può essere dimostrata anche dal fatto che nella loro letteratura si legge che nel 2370 a.C. gli animali terrestri salvati nell’arca di Noè poterono localizzarsi in terre isolate come l’Australia e la Nuova Zelanda percorrendo nelle loro migrazioni alcune dorsali di terraferma che collegavano tratti di terra ora isolati, dorsali che dovettero sprofondare sotto la superficie oceanica dopo il 2370 a.C. (cfr. Ausiliario per capire la Bibbia, Roma 1981, p.71; Perspicacia nello studio delle Scritture, Roma 1988, vol. 1, p. 141). A questo proposito M.N. La Monica, ex Testimone siciliano, ha osservato: «Com’è stato possibile che animali usciti dall’arca, che si ritiene arenata sul monte Ararat, si siano suddivisi per specie così che tutti i canguri siano andati in Australia senza lasciare traccia di discendenza, neppure attraverso fossili, nel continente da cui sarebbero dovuti provenire? come il lama, il coyote, il cane della prateria, ecc. si siano diretti nelle Americhe senza lasciare traccia in Asia, in Africa, in Europa? lo stesso dicasi per molti altri animali ancora. Infatti, nulla si sapeva di queste specie, neppure attraverso le raffigurazioni artistiche degli antichi, prima della scoperta dell’America o dell’Australia. Se, ad esempio, si fosse trovata la rappresentazione di un lama o di un canguro in una piramide egizia, ciò sarebbe stata la prova della correttezza del punto di vista dei Testimoni di Geova, ma queste prove non ci sono.»

È chiaro che, se applichiamo il metodo scientifico di osservare prima i fatti e di trarre poi le conclusioni, bisogna desumere che le preconcette credenze geoviste hanno forzato i fatti disponibili. L’incapacità dei Testimoni di Geova di distinguere la riflessione teologica da quella scientifica pone il geovismo in una posizione che non è credibile né dal punto di vista biblico né da quello scientifico.

Achille Aveta – Ottobre 2022

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