La storia di Jenny

Da qualche settimana Jenny allietava la vita dei suoi genitori, Paul e Patricia Blizard. Un giorno, mentre la mamma le tagliava le unghie, un ditino di Jenny cominciò a sanguinare: drammaticamente, i genitori si accorsero che nessun intervento riusciva a fermare la perdita di sangue da quella pur lieve ferita. Un veloce consulto con il medico portò alla tragica scoperta che il sangue di Jenny non si coagulava. Dopo varie visite specialistiche, la piccola fu ricoverata in un ospedale di San Antonio, Texas, per le cure del caso. Dopo alcuni giorni di accertamenti sanitari, i medici informarono Patricia e Paul che Jenny era affetta da una rara malattia e che aveva delle emorragie interne, quindi aveva bisogno di un’urgente trasfusione di sangue per sopravvivere.

Per i genitori di Jenny questa prescrizione medica rappresentò una drammatica complicazione nella tragedia che stavano vivendo: essi erano zelanti Testimoni di Geova e, come tali, intendevano attenersi alla regola geovista di non assumere sangue; pertanto Patricia e Paul, con sofferta decisione, informarono i medici che non avrebbero dato l’assenso a che la piccola Jenny fosse sottoposta a trattamento trasfusionale.

I responsabili dell’ospedale contattarono immediatamente il magistrato competente per ottenere un provvedimento che, sospendendo la potestà genitoriale, autorizzasse lo staff medico a trasfondere a Jenny il sangue di cui abbisognava per continuare a vivere.

Per quanto si trovassero a diverse centinaia di chilometri da casa, i genitori di Jenny furono raggiunti in ospedale da diversi Testimoni di Geova, che essi non conoscevano; alcuni responsabili della locale comunità geovista presero in disparte Paul e gli chiesero: «A tua figlia è stato già somministrato il sangue?» Alla risposta negativa di Paul, questi “anziani” replicarono: «Bene, siamo ancora in tempo per portarla via dall’ospedale. Possiamo portarla via nottetempo; possiamo noleggiare un elicottero».

Paul si rifiutò di mettere in pratica il piano proposto dagli “anziani”, osservando che gli era stata temporaneamente tolta la patria potestà e che, se Jenny fosse morta fuori dall’ospedale, egli sarebbe stato accusato di omicidio. Paul ribadì di aver ottemperato, insieme alla moglie, al dettato geovista di non autorizzare l’emoterapia su Jenny, ma precisò che ora la faccenda non dipendeva più da lui, bensì era nelle mani del giudice e dei medici. Gli anziani, contrariati, andarono via ed uno di loro, uscendo, disse: «Spero che tua figlia contragga l’epatite da trasfusione». (La storia dei coniugi Paul e Patricia Blizard e della loro piccola Jenny è narrata nel libro di Leonard e Marjorie Chretien, Witnesses of Jehovah. A Shocking Exposé of What Jehovah’s Witnesses Really Believe, Harvest House Publishers, Eugene, Oregon 1988, pp. 191-203.)

Chiediamoci: i genitori di Jenny avevano incontrato dei fanatici, estremisti sostenitori del verbo geovista, oppure il comportamento degli “anziani”, riferito da Paul, era conforme alle regole del Movimento?

La Torre di Guardia del 1° agosto 1968, p. 479, evidenzia che possono essere applicate misure disciplinari anche nei confronti dell’adepto che non si opponga ai giudici che ordinano una necessaria trasfusione (per esempio, nel caso di un minore); si noti il linguaggio adoperato: «È il cristiano (cioè, il Testimone di Geova) obbligato a sottoporsi a una trasfusione di sangue semplicemente perché una corte l’ordina? … si è notato che in alcuni casi in cui le corti hanno ordinato trasfusioni di sangue non c’è stata evidentemente la ferma risoluzione da parte di chi professava d’essere cristiano. Alcuni hanno indicato alla corte che, benché non autorizzassero le trasfusioni, non vi si sarebbero opposti se la corte le ordinava. … È questo un essere “con fermezza risoluti” a ubbidire alla legge di Dio sul sangue? È vero che la corte ha la responsabilità di ciò che fa, se ordina il sangue; … La misura in cui il cristiano resisterà alla somministrazione della trasfusione di sangue nel suo caso o nel caso di una persona a suo carico è cosa che quella persona deve decidere e che la sua congregazione deve esaminare.» (il testo tra parentesi è aggiunto)

D’altra parte, già La Torre di Guardia del 1° giugno 1968, p. 337, affermava: «I padri cristiani sono obbligati a insegnare questa legge e a farla rispettare per quanto riguarda i figli minorenni, poiché secondo la legge di Dio i padri sono i guardiani spirituali e religiosi come pure i custodi domestici e paterni dei figli minorenni … Giustamente cercano di proteggere i loro figli affinché non prendano entro di sé sangue estraneo».

É evidente che a un genitore Testimone è ordinato di fare di tutto per impedire al figlio minore di assumere in alcun modo sangue. Per il genitore Testimone non è una scelta, un fatto di coscienza, è piuttosto un obbligo, come dice chiaramente la rivista appena citata.

Inoltre, La Torre di Guardia del 15 giugno 1991, p. 31, non esclude che i Testimoni possano violare le ordinanze dei tribunali, affermando: «se sembrasse probabile che un tribunale autorizzi una trasfusione, un cristiano potrebbe scegliere di non rendersi reperibile per tale violazione della legge di Dio». E, come attestano le cronache nazionali ed internazionali, purtroppo questa circostanza si è ripetutamente verificata nel caso di diversi Testimoni di Geova. Anche il periodico geovista Svegliatevi! del 22 ottobre 1989 narra un’esperienza del genere, accaduta a una famiglia americana la cui figlioletta aveva estremo bisogno di una emotrasfusione. Un’infermiera dell’ospedale, di fede geovista, violando le norme della deontologia professionale, non appena seppe che i medici si stavano accingendo all’intervento trasfusionale urgente (poiché la bambina aveva un ittero gravissimo), telefonò di nascosto ai genitori informandoli del fatto. I genitori narrano: «… gettammo letteralmente alcune cose in una valigia, mettemmo un po’ di roba da mangiare e altre cose in sacchetti della spesa e ci precipitammo verso l’automobile … Un quarto d’ora più tardi giunsero a casa nostra una macchina e un’ambulanza con i lampeggiatori accesi. Cinque funzionari del dipartimento della Sanità e dei Servizi Riabilitativi della Florida bussarono alla porta. Mia madre si alzò dal letto, andò con calma ad aprire e disse semplicemente che la bambina e i suoi genitori non c’erano». Va detto, per inciso che l’infermiera geovista col proprio comportamento aderiva all’esempio proposto in La Torre di Guardia del 1° settembre 1987, dove si narra proprio di un’infermiera che, «dopo aver analizzato tutti i fatti disponibili, decise coscienziosamente che quello era un tempo per “parlare”, non per “tacere”, anche se questo la portò “a rasentare il limite imposto dalle norme di riservatezza o addirittura a varcarlo, a motivo delle superiori esigenze della legge divina”».

Ma torniamo alla vicenda della piccola Jenny; dopo il trattamento emoterapico, i Blizard tornarono a casa con lei. Ai Testimoni di Geova della loro comunità – che conoscevano l’impegno zelante che, per molti anni, Paul e Patricia avevano profuso nelle attività propagandistiche – fu fatto sapere che, anche se i Blizard si erano opposti alla trasfusione di sangue, essi avevano comunque permesso che i medici gliela praticassero (per effetto di un’ordinanza del giudice). Il che fece perdere ai Blizard l’eccellente reputazione di cui avevano goduto nella loro comunità religiosa prima della malattia di Jenny. Anche a causa di questo “trattamento”, i coniugi Blizard riesaminarono la loro adesione al geovismo e fecero una scelta di fede che li allontanò dal Movimento; di conseguenza Paul e Patricia furono espulsi, assaporando l’ostracismo di parenti e amici rimasti fedeli al geovismo. Infatti, quando nel 1987, all’età di sei anni, Jenny morì in seguito a complicazioni legate alla sua malattia congenita, al suo funerale non fu presente alcun parente Testimone: i nonni, che non l’avevano vista nei precedenti sei anni, continuarono a obbedire al dettato ostracizzante del Movimento. La “legge di Geova” era stata rispettata anche in questa dolorosa circostanza! 

Achille Aveta

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