Il letteralismo biblico miete vittime

A proposito del rifiuto dell’uso di sangue per scopi terapeutici, gli ideologi del movimento geovista dichiarano continuamente che “la posizione assunta dai Testimoni di Geova è soprattutto religiosa; è un atteggiamento che si basa su ciò che dice la Bibbia” (citazione dall’opuscolo I Testimoni di Geova e il problema del sangue, p. 5). Rivolgiamo, perciò, la nostra attenzione alla “motivazione religiosa” posta a base del rifiuto geovista dei trattamenti emoterapici; infatti, “i Testimoni di Geova sono determinati a non violare la legge di Dio, che è sempre stata questa: Chi rispetta la vita come dono del Creatore non cerca di sostenerla assumendo sangue” (citazione dall’opuscolo Salvare la vita col sangue. In che modo?, p. 6). Secondo il geovismo, quindi, Dio avrebbe dato precise istruzioni sull’uso che si può fare del sangue!

Questo far discendere direttamente da Dio e dalla Bibbia il divieto è un sottile escamotage per dissimulare il fatto che il vero decisore di quella politica è sempre stato il Corpo Direttivo mondiale del geovismo. Il rimando a Dio e alla sacra Scrittura presuppone che il Testimone ragioni in questo modo: «Noi non interpretiamo la Bibbia, la ascoltiamo così come suona, perché essa è Parola di Dio». Questo modo di ragionare rappresenta il grande equivoco dei fondamentalisti e dei letteralisti, che sono convinti di essere gli unici autenticamente fedeli alla Scrittura e un classico esempio di quest’equivoco è proprio l’interpretazione che i Testimoni di Geova fanno del comando “non mangerai il sangue di un animale”, riportato nel Deuteronomio, capitolo 12, versi 20-25 e riguardante alcune norme alimentari. A questo proposito, l’autorevole biblista Gianfranco Ravasi osserva: «L’estrarre il sangue da un altro e metterlo dentro di sé è visto dai Testimoni di Geova come un mangiare il sangue altrui. E qui sta l’errore: si sono limitati a leggere la Parola nella sua superficie, senza cercare di capire attraverso l’interpretazione qual era il vero messaggio che l’autore, Dio, e gli autori ispirati intendevano attraverso la parola nella sua incarnazione storica. Nel linguaggio di allora, evidentemente, il sangue era il simbolo della vita rappresentativo dell’esistenza (cf. Dt 12,23), per cui quell’espressione non voleva dire nient’altro che: tu devi sempre rispettare la vita, tutelare la vita. E se per questo scopo la trasfusione di sangue ha valore, è ovvio che diventa non solo legittima ma coerente col vero senso del precetto, nonostante l’apparenza letterale contraria» (G. Ravasi, Interpretare la Bibbia, EDB 2006, p. 13).

Quindi, continua Ravasi, «siamo in presenza di un equivoco francamente incomprensibile una volta che si passa al di là della lettura letteralista e si entra nella lettura autenticamente letterale. Il sangue per il semita è sempre il segno della vita, tanto è vero che dà origine a principi di contaminazione perché è sacrale, è qualcosa di intangibile. Quindi la norma di non “mangiare” mai il sangue di un animale vivente, origina il rituale giudaico secondo cui gli animali si fanno sgocciolare, prima di cibarsene. Il rituale era fatto perché il sangue rappresentava la vita; non ha nessun senso leggere letteralisticamente questo testo e applicarlo alla trasfusione di sangue, magari impedendo che la vita di quella persona possa continuare proprio attraverso questo mezzo. Paradossalmente la lettura letteralista va contro la lettura letterale, cioè contro il vero senso del testo».

Per giunta, è abbastanza sorprendente rilevare che, nella maggior parte degli scritti sull’argomento delle emoterapie, i Testimoni di Geova ricorrono diffusamente ad argomentazioni mediche per obiettare ai trattamenti sanitari a base di sangue ed emoderivati. Di solito la “motivazione religiosa” viene trattata in pochi paragrafi introduttivi, persino in pubblicazioni monotematiche, mentre il restante materiale contiene numerose argomentazioni relative ai pericoli dell’emoterapia. Per esempio, nell’opuscolo geovista Sangue, medicina e la legge di Dio del 1969, su 64 pagine, solo 14 d’esse trattavano le implicazioni religiose del veto; in un altro opuscolo – I Testimoni di Geova e il problema del sangue del 1977 – su 64 pagine complessive, solo 12 d’esse erano riservate all’esame della “base religiosa” del divieto; infine, delle 32 pagine di un altro testo geovista, intitolato Salvare la vita col sangue: in che modo? del 1990, solo 6 pagine trattano le motivazioni religiose del tabù.

Come mai questa disparità di spazi? In realtà, non è difficile trovare fonti scientifiche che esaminano i rischi connessi all’uso terapeutico del sangue, per il semplice fatto che nella prassi medica le trasfusioni di sangue sono adoperate tenendo conto che il loro impiego non è del tutto esente da rischi. Dopo tutto, alle emotrasfusioni si ricorre ormai nei casi in cui è a rischio la vita del paziente. Proprio attingendo ai diversi inviti alla cautela nell’uso dell’emoterapia, frequenti nella comunità medica internazionale, i Testimoni di Geova – mescolando le tante posizioni espresse sull’argomento – hanno buon gioco nel creare la terrificante impressione che l’assunzione di sangue equivalga quasi a sottoporsi al “gioco” della roulette russa! (si vedano, ad esempio: La Torre di Guardia del 1° gennaio 1976, p. 16, e del 15 novembre 1976, p. 688; Svegliatevi! del 22 ottobre 1990, p. 9, e dell’8 aprile 1991, p. 29)

Che il sangue sia un “farmaco salvavita” è discutibile, ma che uccida è indiscutibile (Cit. da Svegliatevi! del 22 ottobre 1990, p. 10)

Sostenere l’idea che la pratica dell’emotrasfusione equivalga a un tentato suicidio implica di credere che l’intera comunità medica – fatta di professionisti che fanno ricerche e somministrano emoterapie – sia composta da individui i quali o ignorerebbero i pericoli connessi o sarebbero così cinici che, pur conoscendoli, le praticherebbero comunque.

Sembra che i vertici del movimento geovista si aspettino che ogni affiliato li accrediti di una competenza e di un’esperienza in campo medico maggiori di quelle attribuite alla classe medica; per screditarli basterà ricordare quanto hanno sostenuto in tema di vaccinazioni e di trapianti d’organo. Anche riguardo a questi trattamenti medici e chirurgici si sono levate voci di allarme dalla comunità scientifica circa alcuni rischi connessi a tali interventi, eppure nessuna persona bene informata negherà l’eccezionale beneficio arrecato all’umanità da questi trattamenti.

Ovviamente non intendiamo sminuire alcuni concreti rischi connessi alle trasfusioni di sangue: come ogni complesso trattamento medico, talvolta l’emoterapia può essere dannosa; tuttavia, come i Testimoni di Geova hanno pubblicato numerosi articoli sui danni derivanti dall’assunzione di sangue, probabilmente altrettanti articoli potrebbero essere scritti sui potenziali danni causati dagli antibiotici, dalle droghe adoperate come medicine, perfino dalla tonsillectomia, e si troverebbero più o meno credibili fonti a sostegno. Eppure nessuna persona equilibrata sosterrà a priori che questi trattamenti medici e chirurgici dovrebbero essere abbandonati, per quanto alcuni aspetti del rapporto rischi/benefici di tali trattamenti siano oggetto di serio dibattito scientifico tra gli addetti ai lavori.

D’altra parte, esistono ricerche le cui conclusioni non sono “gradite” alla propaganda geovista; per esempio, il dott. Carson ed altri hanno studiato i casi di 125 pazienti Testimoni di Geova, sottoposti a interventi chirurgici, i quali avevano rifiutato l’emoterapia; dalla ricerca è emerso che oltre il 60% dei pazienti, la cui emoglobina prima dell’intervento era inferiore a 6 g/dl, è deceduto dopo l’operazione (Doyle J., Risks of avoiding “necessary” blood transfusions).

Il tutto senza tornare a discutere delle altalenanti posizioni del Corpo Direttivo sulla questione del sangue!

Achille AVETA

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